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Tu mi porti su: il primo, grande ritorno di Giorgia

Abbiamo già parlato brevemente di questo brano ma, in vista della partecipazione di Giorgia al Festival di Sanremo 2025, può aver senso riproporlo nonostante risalga a ormai quasi quindici anni fa, in quanto simbolo della grande rentrée della cantante romana sulle scene dopo la gravidanza e, soprattutto, buon riassunto di cosa possono fare insieme due mammasantissima della canzone italiana quando uniscono le forze, specialmente se vengono da mondi apparentemente distantissimi come, in questo caso, Giorgia stessa e Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti.

La musica del 2012

Tanto per cominciare, due parole sul contesto musicale dell’epoca, la stagione musicale 2011/2012. È un periodo di tormentoni in stile latino tipo Danza Kuduro, Tacatá, Balada (Tchê Tcherere Tchê Tchê) e Ai Se Eu Te Pego (singolo più venduto in Italia nel 2012, secondo la graduatoria ufficiale Fimi) e di brani un po’ “di plastica” come Il pulcino Pio o Gangnam Style nonostante non manchi una proposta più raffinata che, pure, raccoglie consensi. Tanto per dire, è il periodo di massimo splendore di Adele e diventa una hit un pezzo curato e d’atmosfera come Somebody That I Used To Know di Gotye, esempi di una corrente musicale piuttosto lontana dal bubblegum pop della pur godibile Call Me Maybe della meteora Carly Rae Jepsen e dagli pseudo-ballabili latinoamericani.

Tra i brani italiani più di successo, al di là dell’incomprensibile successo de Il pulcino Pio, ci sono ballate in puro stile melodico nazionale come La notte di Arisa, Distratto di un’imberbe Francesca Michielin, la sanremese Non è l’inferno di Emma Marrone o Come un pittore dei Modà… tuttavia, c’è anche un piccolo spazio per la produzione nostrana più disimpegnata, come insegnano i Club Dogo di P.E.S. e, ovviamente, Giorgia, grazie a Tu mi porti su.

Giorgia + Jovanotti = Tu mi porti su

Pezzo essenziale com’è spesso nello stile di Jovanotti (che ne è autore), tendenzialmente alieno a produzioni molto stratificate – specialmente in quel periodo, nei primi anni 2010 – e più propenso a realizzare brani che abbiano più il sapore della sala prove, con tutti gli strumenti affastellati uno sull’altro e quel retrogusto di esibizione dal vivo, anche Tu mi porti su è una composizione che potrebbe benissimo reggersi sulle sue gambe venendo proposta semplicemente, con sole voce e chitarra.

La struttura del pezzo è molto semplice, il testo è un Jovanotti doc che mette sul piatto il racconto di una storia d’amore dalle sue prime battute fino al presente, adoperando la sua tipica formula fatta di espressioni semplici ma dirette, molto poco ortodosse rispetto al mondo delle “parole da canzoni” e, in questo senso, un po’ mogollesche. È molto jovanottesco anche l’impianto ritmico delle strofe che sono quasi un rap o, più precisamente, una specie di recitativo musicato, per dirla col gergo dell’opera lirica. Per converso, il ritornello – pur molto scarno – è melodia pura, senza necessità di rima o di cadenze che, invece, riemergono con la conclusione dello stesso, quando si torna quasi al rappato.

Una canzone di contrasto e di successo

Nonostante l’impostazione del pezzo lo renda virtualmente cantabile da chiunque e risulti estremamente semplice, la scelta di farlo interpretare a un’artista tecnica e fondamentalmente in grado di cantare qualunque cosa come Giorgia crea un contrasto estremamente interessante.

Del resto, ogni arricchimento del brano, ogni arzigogolo, ogni svolazzo e ogni orpello sono competenza dell’ugola d’oro dell’artista romana che, peraltro, risulta in formissima, splendidamente in grado di colorare con la voce ogni singolo verso della canzone, rendendoli tutti diversi e particolari nonostante la struttura semplice e ripetitiva della composizione.

Il risultato finale è un pezzo lineare, disimpegnato, divertente e balneare ma con una profonda anima soul, infusale da una Giorgia che, grazie a Tu mi porti su, ha trovato un singolo di grandissimo successo per riprendere da dove aveva lasciato dopo la pausa per la maternità.

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.