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I tre tipi di chitarra

Per questo sento il bisogno di fare chiarezza e di spiegare rapidamente come sono fatti i tre principali tipi di chitarra: classica, acustica ed elettrica.

 

La chitarra classica

Questo tipo di chitarra è il più antico ed è legato alla tradizione classica e orchestrale. Negli ultimi decenni ha mostrato la sua versatilità comparendo in tutti i generi musicali, dando vita a suoni inaspettatamente moderni. Di recente ne sono nati modelli di nuova generazione, con pickup esafonici e con un suono incredibile. Peccato solo che costino un occhio!

La chitarra classica ha una cassa armonica che amplifica naturalmente il suono delle corde in nylon, morbide sia come suono che come resistenza al pizzico. Questo tipo di corda si attacca ad un ponte composto da una base di legno e una barretta di osso con dei forellini che trapassano il ponte parallelamente al piano del top della chitarra, nei quali le corde vanno infilate e annodate su se stesse.

Il manico della chitarra classica non ha radius, cioè è completamente piatto, quindi anche l'action delle corde non sarà curva, e i tasti sono solitamente 18 o 19.

Le meccaniche sono divise in due gruppi di tre chiavi, i meccanismi sono totalmente esposti e collocati lungo due fessure nella paletta.

Le corde della chitarra classica sono le più spaziate, per facilitare il finger picking, e raramente il manico è dotato di segnatasti.

Le chitarre classiche sono amplificabili solo tramite pickup piezoelettrico, che segue lo stesso funzionamento di quelli montati sulle acustiche.

 

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La chitarra acustica

Volgiamo ora la nostra mente ad accordoni da spiaggia e arpeggi fricchettoni. Pensiamo quindi alla chitarra acustica, evoluzione della sorella classica e che nella musica moderna ha trovato spazio in tutti i generi.

Le principali differenze con la classica sono le corde metalliche (meno spaziate), l'attaccatura delle corde, il numero di tasti (21), e la presenza della curvatura della tastiera (radius) con conseguente action curva. In quasi tutti i casi le meccaniche sono divise tre da un lato e tre dall'altro, ma sono singole e con il meccanismo compattato in una scocca di metallo. A causa dello spessore della cassa di risonanza e della rara necessità di accedere ai tasti alti, la giunzione tra il manico e il corpo si trova all'altezza del quattordicesimo tasto.

Il ponte della chitarra acustica è spesso di legno, con sei fori passanti nei quali vengono inserite le corde e fissate con i piroli (ebbene sì, si chiamano proprio così). Le corde appoggiano poi su di una barretta di osso (o di plastica), appena adiacente ai piroli, che funge da vero e proprio fulcro.

Nelle chitarre acustiche amplificabili al di sotto di questa barretta di osso si trova un pickup piezoelettrico. È un trasduttore che trasforma le vibrazioni sonore in un segnale elettrico. Questo viene spedito al preamplificatore, la scatoletta nera che si trova nella parte alta della cassa, dove viene amplificato, equalizzato e regolato tramite i comandi appositi e infine spedito all'uscita jack. Essendo le corde fatte di nickel si possono anche montare degli appositi pickup magnetici da acustica all'altezza della buca che donano un suono più rock e aggressivo.

 

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La chitarra elettrica

La chitarra elettrica è forse uno degli strumenti moderni più famosi e più suonati al mondo. Questo perché è estremamente versatile, sia come suono che come possibilità creative.

Essa pone le sue radici nella necessità dei chitarristi jazz degli anni trenta di farsi sentire all'interno di un gruppo che ormai era composto da un contrabbasso, un pianoforte, svariati fiati, ma soprattutto una batteria che non era più un semplice rullante suonato di traverso con le spazzole, ma cominciava a diventare lo strumento rumoroso che oggi conosciamo. La chitarra acustica quindi non era più sufficiente, serviva qualcosa di amplificabile e che potesse avere un suono più aggressivo, soprattutto con la successiva affermazione di generi come il blues e il rock & roll.

La parte più importante a livello di vibrazioni sonore è il manico. La qualità del legno del manico di una chitarra ha un ruolo fondamentale nel suono finale dello strumento, perché è la fonte della maggior parte delle vibrazioni che entrano in gioco nell'oscillazione della corda. Per questo dovrà essere stagionato, asciutto e non troppo poroso. All'interno del manico si trova una barra di metallo regolabile, chiamata truss rod, che serve per tenerlo sempre con la giusta curvatura. Ad ogni cambio di stagione andrebbe controllata e, se necessario, sistemata.

In cima al manico si trova la paletta alla quale sono fissate le meccaniche, che servono per tenere e regolare l'accordatura delle singole corde. All'attaccatura della paletta, dove inizia la tastiera, c'è il capotasto, anch'esso fondamentale perché è un estremo della vibrazione delle corde (l'altro estremo è il ponte). Lungo la tastiera, a distanze precise tra loro, ci sono i tasti (in metallo). Ogni volta che schiacciamo una corda fungono da fulcro temporaneo facendola vibrare con un'ampiezza diversa e quindi con una frequenza diversa. I tasti possono essere da 21 a 30, a seconda del grado di metallaggine che si desidera. Tutta la tastiera ha un raggio di curvatura (radius) che viene rispettato anche durante la costruzione del capotasto.

Il manico è incollato o avvitato al body, un blocco di legno massello sagomato e verniciato, nel quale si trovano tutti i componenti elettro-magnetici ed elettronici che permettono l'elettrificazione dello strumento. L'unica parte esclusivamente meccanica del body è il ponte, da cui partono le corde e il cui materiale influenza una piccola percentuale della timbrica finale dello strumento. Una cosa che vale la pena specificare del ponte è il fatto che nella maggior parte dei casi esso è dotato di sellette (le parti immediatamente sottostanti al fulcro della corda) singolarmente regolabili, che servono per modificare il diapason di ogni singola corda e adattarne l'intonazione lungo tutto il manico. Regolando queste sellette in altezza potremo rispettare il radius della tastiera riportandolo al ponte e potremo anche modificare l'action (la distanza delle corde dalla tastiera).

Quindi, ricapitolando, la corda vibra tra ponte e capotasto e il modo in cui essa vibra viene influenzato da: il legno del manico, il materiale del capotasto, il materiale del ponte, il legno del body e il modo in cui manico e body sono giuntati. Bene. Ma di una corda di nickel che vibra ce ne facciamo poco niente; quello che ci serve invece è che essa venga amplificata e che dall'amplificatore esca tutto il nostro sano Rock&Roll. Perché questo accada servono dei pickup di qualità, e nel caso voi foste così sfortunati da non essere ancora in possesso di un bellissimo set di pickup Ross, vi spiegherò comunque come funzionano, senza troppo dilungarmi in leggi fisiche che neanche io conosco abbastanza bene da enunciare con spavalderia.

La storia è che i pickup sono dei magneti con avvolti intorno migliaia di avvolgimenti di sottilissimo filo di rame; la corda di nickel viene magnetizzata dal magnete e vibrando crea una corrente elettrica all'interno del filo di rame. Questa corrente elettrica (che è poi l'impulso sonoro) passa attraverso l'elettronica della nostra chitarra, cioè lo switch, i controlli di volume e tono, per poi uscire dall'uscita jack, dove noi attacchiamo il cavo per spedire tutto nell'ampli. Qui l'impulso elettrico viene riconvertito in suono tramite gli altoparlanti. Sembra difficile ma non c'è nulla di più facile, non serve neanche energia esterna. La musica ama l'ambiente!

 

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Rossella, oltre che una brava musicista della Scuola di Musica Cluster, è anche un'ottima liutaia. Se da solo proprio non ti raccapezzi con il setup della tua chitarra, o se vuoi rifarti gli occhi con le sue splendide creazioni artigianali, ti consigliamo di visitare la sua pagina Facebook o il suo sito web.

Autore: Rossella Canzi

Costruttrice, riparatrice, customizzatrice e amante di tutti gli strumenti a corda e a percussione