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La versione italiana delle hit: una stranissima moda

Negli anni 60, era tutto fuorché raro imbattersi nella versione italiana di una hit internazionale. Tantissimi dei nostri interpreti più quotati hanno inciso la loro interpretazione di un successo americano, inglese o francese, rivisto più o meno fedelmente nel testo e/o nell'arrangiamento. Non solo, poteva addirittura capitare che un artista musicale internazionale di primissimo piano incidesse direttamente in italiano il suo ultimo brano. Con il passare dei decenni, la moda delle cover ha perso mordente ed è diventato decisamente più raro che un cantante o un gruppo stranieri, magari anglofoni, decidessero di registrare una qualche versione del loro successo più recente anche per il pubblico della nostra penisola. Più raro ma non impossibile.

Di solito, questi tentativi di adattamento hanno esiti tragicomici: tra i tempi stretti di registrazione del brano con conseguente scarsa cura della pronuncia da parte dell'artista straniero (costretto a maltrattare il nostro idioma e non per colpa sua) e i testi spesso raffazzonati per essere pronti nel giro di poco, le "versioni in italiano" sembrano più che altro delle caricature dei brani originali. Per fortuna, non è sempre così: quando si è riusciti ad affiancare un grande autore di testi alla melodia originale, i risultati sono stati talvolta degni di nota... Ma l'ultimo e definitivo giudizio spetta sempre al lettore. Di seguito, ci limitiamo a elencare qualcuno degli esempi più celebri di "versioni italiane".

Con le mie lacrime: i Rolling Stones ci provano con l’italiano

As Tears Go By è uno dei primi successi commerciali dei Rolling Stones: è un fatto noto. Peccato però che sia arrivato solo in quanto autori, visto che il brano è stato portato alla fama da Marianne Faithful nel 1964, all’epoca fidanzata di Mick Jagger, la quale ricevette dagli Stones il pezzo in regalo e lo incise per prima. L’anno seguente, anche la band fece la sua versione e, sempre in quel 1965, qualcuno ebbe l’idea di realizzarne anche una versione in italiano, finita rapidamente in sordina. Jagger e soci sono però dei clamorosi piacioni, oltre ad avere una sensibilità pazzesca nel capire come ingraziarsi il pubblico: in tour in Italia nel 2006 a cavallo della vittoria della nazionale di calcio nostrana ai Mondiali, hanno deciso di rispolverare Con le mie lacrime a San Siro durante un loro concerto come omaggio agli italiani, facendo centro ancora una volta. Visto il successo dell'espediente, nel 2017 lo hanno rifatto, mandando in estasi il pubblico di Lucca.

Il David Bowie italiano di: Ragazzo solo, ragazza sola

Nel 1970 qualcuno riesce a convincere un Bowie già noto in Inghilterra a realizzare una versione in italiano di Space Oddity. L’allora ventitreenne David inizia ad avere una fama rimarchevole dalle sue parti ma non è ancora nella sua versione definitiva di star planetaria e divo rock incontrastato: chissà, forse è anche per questo che accetta. Di sicuro, la decisione di produrre una canzone in italiano serve a spingere il nome di Bowie nello Stivale, dove Space Oddity non ha attecchito molto. Per adattare il testo del brano viene chiamato Mogol, che lo trasforma completamente rendendolo estremamente distante da quello originale, con cui non condivide assolutamente nulla (pare però che Bowie fosse convinto del contrario, al momento di registrare il pezzo). Oggi, Ragazzo solo, ragazza sola è un brano che gode di un piccolo culto, dalle nostre parti, sebbene non si possa dire che sia mai stata un successo.

I Blue: Breathe Easy diventa A chi mi dice

Nello Stivale le boyband hanno spesso avuto grande fortuna: alle nostre latitudini hanno conquistato legioni di fan i Take That, i Backstreet Boys (ci torneremo) e naturalmente anche i Blue, la boyband di metà anni 2000. Durati poco più di un paio di stagioni ottenendo un successo inversamente proporzionale alla (scarsa) longevità, i Blue potevano contare su una macchina produttiva oliatissima e su una matrice soul/blues piuttosto spiccata che ha concesso loro di mettere in piedi un repertorio piuttosto nutrito di canzoni sì easy listening ma anche curate, com’è nella tradizione delle boyband britanniche. Per cementare il successo ottenuto in Italia, cementato con il terzo album Guilty, viene prodotta una versione tricolore di Breathe Easy, intitolata A chi mi dice, il cui testo viene scritto da Tiziano Ferro che, tuttora, ama riproporla nei suoi concerti, di tanto in tanto.

Eamon: da Fuck It a Solo

In quella stessa primavera/estate del 2004 in cui Breathe Easy/ A chi mi dice dei Blue imperversa nelle radio, nelle televisioni musicali e nelle classifiche di vendita, a contenderle la palma di brano più ossessionante dell'anno c'è Fuck It, tormentone onnipresente del rapper e cantautore soul americano Eamon, meteora ancora più sfuggente di quanto non siano stati i Blue. Da noi la canzone ha un successo spaventoso, viene suonata in continuazione fino al punto che Eamon viene convinto a farne una versione in italiano: una volta reclutato J-Ax per adattarne il testo originale, il più è fatto. Il pezzo esce quando il successo del brano sta già sfumando e, addirittura, ne è uscita un’altra versione ancora, sempre in inglese, incisa dalla ex fidanzata di Eamon a cui in teoria il pezzo originale era dedicato. Di fatto, Solo viene dimenticata piuttosto fretta.

Non puoi lasciarmi così: il precedente illustre firmato Backstreet Boys

Ma si diceva di come i Blue non fossero la prima boyband a incidere un proprio brano in italiano per ingraziarsi il pubblico nostrano: nel 1998 lo hanno fatto anche i Backstreet Boys, predecessori in più sensi proprio del collettivo inglese. Non puoi lasciarmi così è la versione tricolore di Quit Playing Games (With My Heart), il singolo di maggior successo del loro primo album, l’omonimo Backstreet Boys. Curiosamente, il pezzo in italiano viene registrato solo da tre quinti del gruppo e, in particolare, mancano all’appello Nick e Brian che, nella versione originale sono anche i solisti a cui sono affidate le strofe.

Avril Lavigne: Girlfriend

Iniziativa puramente commerciale da classificare sotto la classica formula di “operazione simpatia”, la versione italiana di Girlfriend di Avril Lavigne, di cui abbiamo parlato specificamente pochi giorni fa, è un tentativo piuttosto pigro di blandire il nostro pubblico locale con il minimo sforzo. La Lavigne incide infatti tantissime versioni diverse della sua hit – oltre a quella nella lingua di Dante e Petrarca, la cantante canadese si misura anche con il giapponese, il francese, il cinese mandarino, il tedesco, il portoghese, e ovviamente lo spagnolo – ma limitandosi esclusivamente ad adattare il ritornello. Una traduzione solo a metà, insomma.

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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