Leonardo Monteiro | Quelli di Cluster
DELLA DISCIPLINA E DEL TALENTO
Non so da che parte cominciare con Leonardo Monteiro. In trent’anni ha vissuto molto, la biografia è ricca: tanti i successi ma anche le delusioni e le occasioni perdute (un film con Almodovar, ad esempio, o l’ingaggio all’Arena di Verona come ballerino).
Di lui si è letto molto avendo partecipato più volte a trasmissioni pop di grande ascolto. A 18 anni era ad Amici, nel 2017 vince Area Sanremo e nel 2018 partecipa al Festival con direzione artistica di Claudio Baglioni; successivamente, per due stagioni, viene ingaggiato come giudice a All Together Now su Canale 5.
Qui però non racconterò di queste esperienze che tutti già conoscono.
Così come non voglio soffermarmi troppo sulla sua infanzia non semplice, nonostante una mamma amatissima che Leonardo Monteiro definisce la sua musa: prima ballerina del Carnaval do Brasil (e appassionata di Rita Pavone), insegna ai suoi due figli gemelli (Leonardo e il fratello) il ritmo del samba. Crescendo e sambando, è a lei che Leo deve il suo imprinting di ballerino, ma è grazie all’aiuto di una maestra di ballo illuminata, Antonella Lombardo, che a 12 anni sostiene e supera il provino di ammissione alla Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala: insieme al fratello, primi ragazzi di colore a essere ammessi alla scuola.
Preferisco invece puntualizzare, con le sue risposte, 4 parole chiave che caratterizzano le azioni/reazioni di Leonardo Monteiro nella sua carriera e che potranno, mi auguro, essere d'ispirazione per tutti i giovani che si preparano a una professione artistica: disciplina, talento, studio e delusioni (inteso come sentimento da gestire per qualcosa che non va come previsto). Tralascio la parola successo: non perchè sia assente dalla vita di Leonardo, ma perchè non ha la stessa valenza formativa delle delusioni o degli insuccessi, che vanno messi in conto e bisogna imparare a gestirli.
Lo incontro alle 6 del pomeriggio, impossibile non riconoscerlo, lui è issimo in tutto: altissimo, bellissimo, anche i capelli sono lunghissimi, tenuti in ordine dalle treccine, ma al di là dell’apparenza il look è sobrio, discreto. È un essere umano a tutto tondo: delicato, gentile, ma anche simpatico, divertente e vivacissimo. È una primadonna con sentimento.
CAPITOLO 1
LA DISCIPLINA, UN TERMINE LATINO CHE DERIVA DA DISCEPOLO:
COLUI CHE APPRENDE
“All’inizio, in Accademia (alla Scala, ndr) è stato frustrante, la mamma era lontana, la scuola mi aveva messo a vivere in una casa-famiglia. Nella scuola c’era molta severità ma non ne ero disturbato, in qualche modo ero una roccia.
Ho imparato a esercitare la disciplina, a essere determinato costante, puntuale (se si arrivava in ritardo non si era più ammessi alle lezioni): è stato un momento molto formativo, avevo 12 anni, l’età giusta per recepire questi insegnamenti.
Le giornate erano lunghe: sveglia alle 7, inizio delle lezioni alle 9 con pliés e varie. Il pomeriggio era dedicato a repertorio e variazioni, di sera invece iniziava il liceo linguistico, dalle 8 a mezzanotte. Non c’era molto tempo per studiare, tutta la giornata era dedicata alla danza: sono anche stato bocciato un anno. Entrai al 4° corso e al sesto abbandonai. Avevo 16 anni. Anni dopo, verso i 21, quando abbandonai il ballo per il canto, ho ri-conosciuto questo rigore formativo anche in Cluster, un linguaggio didattico che avevo già acquisito in passato, credo anzi che la disciplina sia lo strumento di apprendimento giusto per me, forse anche l’unico possibile. Mi ha dato la forza, ad esempio, per fare successivamente la gavetta nei locali. Due anni interi di studio e, di sera, i concerti nei locali (come le Scimmie, a Milano): fondamentali per imparare a gestire, sia il tuo posto sul palco sia i musicisti che ti accompagnano. Ho compreso la giusta relazione con il proprio gruppo (i musicisti vanno sempre remunerati, ad esempio, anche a discapito del proprio compenso). E poi i 3 lunghissimi anni al BAMBOO Bar dell’Armani Hotel: qui ho dovuto disciplinarmi moltissimo, è stato necessario fare un’opera di pulizia vocale enorme, il posto stesso richiedeva compostezza e discrezione; o i concerti col coro gospel, dove invece le sonorità era più sfrenate: tutte esperienze che mi hanno forgiato e che ho potuto affrontare grazie alla disciplina”.
CAPITOLO 2
IL TALENTO? PUÒ ESSERE UN PROBLEMA
“Come ballerino, il collo del piede non era perfetto ma in compenso avevo le gambe lunghissime. In ogni caso, pur avendo abbandonato la prestigiosa Scuola di Ballo dell'Accademia Teatro alla Scala prima del diploma, ricevetti subito un ingaggio dal famoso Gheorghe Iancu presso lo Sferisterio di Macerata. Avevo 17 anni. E nonostante il coreografo di Amici Garrison avesse predetto che a New York non sarei riuscito a concludere niente… Son finito proprio in quella compagnia eccellente il cui stage di un mese veniva dato come premio al vincitore della trasmissione: io ad Amici sono stato eliminato, ma l’ingaggio (e per più di un mese) con quella prestigiosa compagnia l’ho ottenuto lo stesso.
Anni dopo, quando lasciai la danza per dedicarmi al canto, mi resi conto che non bastava il talento, la voce e un bel viso. Il talento va governato, addomesticato. E sai una cosa? Quando se ne ha molto può essere un problema. Si vogliono fare molte cose, può essere che ci si perda. Occorre qualcuno che ti blocchi, che dica le cose in faccia esattamente come devono essere dette: perchè a volte bisogna fermarsi, ricompattare il pensiero, riordinare le idee. Qualcuno che ti aiuti anche a non fare cose (ad esempio il provino di X Factor, a cui non ho partecipato).
Io, fortunatamente, questo qualcuno l’ho avuto (è Vicky Schaetzinger, direttrice di Cluster ndr). Se non si è pronti, meglio stare fermi e studiare, studiare, studiare. È quello che ho fatto."
(si interrompe, prende in mano la videocamera che porta sempre con sé e inizia a filmarmi, - che fai? Sei tu il protagonista, non io - gli dico ridendo- Giro un documentario, in quarantena mi sono appassionato ai video).
CAPITOLO 3
IL SENSO DELLO STUDIO, L’ARTE E LA TECNICA DI GOVERNARSI
"In vista di Amici, mi ero reso conto che avevo bisogno di un approfondimento sul canto, mi mancava una preparazione. E così, grazie a una borsa di studio, nella mia vita entra Cluster: è stato il momento del pianoforte, del canto, della musica d’insieme e del gospel. Se non impari a stare insieme con un coro non puoi fare il cantante.
Questo è un concetto didattico fondamentale: se non si impara a governare la propria voce nel gruppo (troppo forte, troppo debole, troppo alta) non si va da nessuna parte. Questione di disciplina ma anche di tecnica vera e propria. Come ballerino ero bravo ma, dopo gli anni di studio col canto, diventai più bravo come cantante.
Una figura importante è stata la direttrice di Cluster, ha creduto in me e ho potuto frequentare la scuola grazie alle borse di studio che venivano offerte a chi aveva talento ma non la possibilità economica di frequentare i corsi. Inoltre, lei che mi insegnava pianoforte mi ha fatto capire che esibirsi è sì studio e disciplina, ma anche divertimento e piacevolezza, perchè solo così si riesce a fare arrivare agli altri i sentimenti che si hanno dentro."
CAPITOLO 4
L'IMPORTANZA DELLE DELUSIONI
"La delusione cocente di Amici (sono stato eliminato) mi ha dato l’ispirazione di allontanarmi, di partire per gli Stati Uniti e lì si sono aperte delle possibilità. Mi è anche spiaciuto non arrivare alla fine della Scuola alla Scala, questo però è più un rimpianto, il non aver preso quel diploma che forse mi avrebbe aperto delle porte. Però molte porte sono riuscito ad aprirle da solo, come a New York: le mie capacità lì sono state valutate in quanto tali, indipendentemente dal diploma. E col senno di poi, in Accademia probabilmente non sarei mai riuscito a diventare primo ballerino. Non ero così bravo e forse, chissà, anche il colore della mia pelle non sarebbe stato d’aiuto, non sarei mai riuscito a raggiungere la vetta. Chi segue d’istinto le proprie ispirazioni, senza pensarci troppo, deve mettere in conto le delusioni. Ma insieme a queste, anche l’ambizione, quella buona, si risveglia ed è così che si arriva sempre ad aprire un nuovo capitolo della propria storia."
Ora è in un momento di serena creatività. In passato, ai tempi del Festival di Sanremo, ha avuto consiglieri non appropriati che hanno tentato di snaturarlo e renderlo più “radiofonico”, il risultato è stato un ibrido mal riuscito. Ora, a trent’anni, Leo crea, produce e arrangia le sue canzoni: è riuscito a costruire la sua giusta dimensione. E “semmai tornerò al festival di Sanremo, ora che conosco i meccanismi, lo saprò fare a modo mio”.
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