Due vite: la seconda volta di Marco Mengoni a Sanremo
Il Festival di Sanremo 2023 è stato vinto da Marco Mengoni con la canzone Due vite, brano che ha concesso al cantante di vincere per la seconda volta in carriera la kermesse musicale, a dieci anni esatti di distanza dalla prima affermazione arrivata con L’essenziale. A differenza di allora, quando Mengoni era uno degli astri nascenti più fulgidi della canzone nostrana, l’artista di oggi è più maturo, più consapevole e temprato da tanti anni di palco e di dischi: tutto questo riverbera inevitabilmente anche in Due vite, scritta in collaborazione con Davide Petrella (in arte Tropico) e Davide Simonetta (noto anche come d.whale, ne abbiamo parlato di recente relativamente al pezzo di Annalisa Bellissima), che sono due degli autori attualmente più influenti della musica italiana attuale per quanto riguarda composizione, arrangiamenti e produzione.
In effetti, Due vite ha proprio le tipiche caratteristiche delle canzoni riuscite: il bilanciamento dei suoni è semplicemente perfetto, le scelte musicali a livello di arrangiamento tra i vari strumenti sono classiche ma anche molto adatte al brano e, in generale, la struttura del pezzo è rotonda, soddisfacente, nonostante la scelta potenzialmente scomoda di non alternare pieni e vuoti, occupando di fatto tutto lo spazio disponibile con la voce di Mengoni. Voce straordinaria, si sa, ma che il brano serve bene, ponendola costantemente in prima piano e sostenendola nel suo incedere.
L’interpretazione, del resto, è inappuntabile. Mengoni fa del suo incredibile controllo tanto sulla potenza, quanto sull’estensione la sua caratteristica forse più riconoscibile in assoluto (insieme con un timbro inconfondibile) ma, come si diceva poc’anzi, il suo compito è ben agevolato da una canzone confezionata su misura per lui. Il testo, in particolare, si poggia grandemente sulla capacità del cantante di Ronciglione di giocare su tempo e controtempo, sull’intensità di cui sa caricare ogni singola parola al punto da rendere profondamente diverse anche due frasi che sulla carta sarebbero identiche (e magari persino consecutive).
Come ha dichiarato lui stesso, l’artista ex X Factor ha voluto infondere nel brano un’emotività non mediata, onirica ma sincera, affidandosi a una sorta di flusso di coscienza joyciano ma anche profondamente intriso dell’influenza di Lucio Dalla – che, per inciso, stravedeva per Mengoni, quand’era in vita. Di fatto, il risultato finale è un pezzo profondamente sanremese nella sua sentimentalità, una canzone d’amore che gioca tra quotidianità, incomprensioni, litigi, occasioni perse, riappacificazioni e intima conoscenza tra due amanti, cliché sentiti e risentiti un milione di volte in altrettanti brani ma che, reinterpretati da Mengoni, suonano interessanti e inediti – che è un po’ il motivo per cui le canzoni d’amore più riuscite riescono a piacere sempre e comunque, nonostante mille e un predecessori eccellenti.
In definitiva, la caratteristica più potente che emerge con forza da Due vite è la sincerità trasparente di Marco Mengoni. Un’onestà toccante che colpisce l’ascoltatore grazie al testo, fluido e torrenziale, che investe con il suo contenuto emotivamente densissimo, e all’interpretazione magistrale di un artista che ormai non ha più nulla da dimostrare e a cui è giusto riservare un posto d’onore tra i cantanti italiani del terzo millennio.