Elodie & Marco Mengoni all’attacco delle spiagge: Pazza musica
Siamo appena alla metà di giugno ma la gara per la hit estiva più forte d’Italia è già cominciata da un mese abbondante. È un periodo particolare: le canzoni tendono al disimpegno e/o strizzano gli occhi a dei generi in particolare (tra sonorità anni 60, suggestioni caraibiche/ska, dance martellante e, per i più intrepidi, ballata sentimentale), mentre gli artisti ne approfittano per collaborare tra di loro cercando di trarre più divertimento possibile da un passaggio che, spesso, è di fatto commercialmente obbligato. Ad aprire le danze della tenzone 2023 è stato Achille Lauro che, insieme con Rose Villain, ha dato alla luce Fragole ma, qualche giorno dopo, gli hanno risposto sia la strana coppia Elodie/Marco Mengoni sia il terzetto di pesi massimi Fedez + Articolo 31 + Annalisa che, nel giro di ventiquattr’ore, hanno prodotto altre due potenziali hit estive da manuale: Pazza musica – su cui ci soffermiamo adesso – e Disco Paradise (già abbondantemente trattata su queste stesse colonne).
Dicevamo, Pazza musica. Il brano è scritto e composto da Paolo Antonacci, Davide Petrella, Davide Simonetta (l’onnipresente d.whale) e Stefano Tognini, nonché prodotto dallo stesso Simonetta, accompagnato da Zef e E.D.D. In sostanza, anche questo pezzo è stato messo a punto da alcuni degli autori pop più influenti dell’ultimo lustro della musica commerciale italiana, costantemente fenomenali di adattarsi alle esigenze artistiche e alle peculiarità degli interpreti con cui lavorano, al punto da scomparire perfettamente dietro di loro senza lasciar intendere chissà che mano comune all’ombra delle hit che pure mettono a punto (se non, forse, per la grande cura produttiva di ogni brano e la capacità di mettere a segno, ogni benedetta volta, un nuovo pezzo perfettamente in linea con il gusto contemporaneo).
Per quanto Pazza musica abbia un potenziale evidentissimo, dal punto di vista commerciale, costruito sull’estrema orecchiabilità e sul talento interpretativo dei due artisti che la cantano, ha però anche un problema: è profondamente squilibrata. Il vulnus non è a livello compositivo né metrico – seppure ci siano punti più indovinati e altri meno – ma, appunto, d’interpretazione: Mengoni, di fatto, “si mangia” Elodie e la sua personalità debordante finisce per oscurare la sua co-star. Intendiamoci, il pezzo rimane più che gradevole e le parti di duetto scorrono perfettamente ma la qualità vocale esorbitante dell’ex concorrente di X Factor si prende quasi inevitabilmente il centro del palcoscenico, relegando Elodie più sullo sfondo.
A livello di sonorità, la sezione ritmica del brano richiama un certo pop di ampio consumo di fine anni 90, primi anni 2000, vagamente latineggiante ma, allo stesso tempo, sentito molto spesso in tanti pezzi R’n’B mentre l’impostazione vocale delle strofe è chiara debitrice del mondo del soul e, di nuovo, dell’R’n’B di vent’anni fa. I fiati, invece, sono dei chiari rimandi a un revival funk in stile Bruno Mars quando invece gli archi sono il classico accompagnamento pop, ormai piuttosto standardizzato. La parte “più italiana” è forse la melodia vocale del pre-chorus e soprattutto del ritornello, che poi sono le porzioni di canzone dove si consuma di più e meglio il “superamento” di Mengoni ai danni di Elodie, virtuosismi riempitivi a parte.
Il testo, nonostante si tratti di una canzone non proprio impegnata, come ha notato lo stesso Marco, in realtà non è così leggero né del tutto privo di ambizione, per quanto si limiti a buttare qua e là delle immagini anche crepuscolari senza però pensarci troppo, ribadendo essenzialmente che la musica ha sempre e comunque un certo potere salvifico sul nostro umore, che non è un concetto originalissimo ma comunque quasi intellettuale, se parliamo di brani estivi.
Nel complesso, Pazza musica ha tutti i numeri per proporsi efficacemente come uno dei tormentoni inevitabili dei mesi a venire ma il rischio più grosso che corre è di essere ricordata come una canzone di Marco Mengoni dove Elodie fa essenzialmente la corista di lusso. E a livello di “architettura” del brano si poteva fare di più per evitarlo.