Effimera bellezza: I Wanna Be Adored degli Stone Roses
Gli Stone Roses sono una di quelle band meno note al grande pubblico ma il cui nome si legge sempre in quei lunghi elenchi di artisti in grado di influenzare un’intera scena. Specialmente se si parla di una tendenza musicale esplosa cronologicamente poco dopo. Un po’ come i Ramones hanno fatto con il punk, gli Stone Roses vengono spesso citati come apripista dell’ondata musicale definita come Madchester (durata un pugno di anni a cavallo del 1990) e, più in generale, del brit rock/brit pop (che dir si voglia) di scena negli anni 90.
La canzone più famosa del gruppo, I Wanna Be Adored, esce nella prima metà del 1989 tanto come singolo, quanto come primo brano dell’album d’esordio della band, chiamato anch’esso The Stone Roses. Dentro la canzone si trovano influenze, suggestioni e intuizioni di ogni genere e tipo: l’architettura musicale che sorregge di fatto il pazzo è avvolgente, insinuante, emozionante e suggestiva, grazie all’atmosfera onirica che le note di chitarra riescono a creare, scorrendo tutt’attorno al pezzo. L’iter del gruppo, invece, sarà travagliato, complesso e incredibilmente effimero: appena due album incisi (a ben cinque anni di distanza l’uno dall’altro, anche a causa di un lungo contenzioso discografico), il primo scioglimento, la reunion fuori tempo massimo negli anni 2010 e la seconda, definitiva rottura.
I Wanna Be Adored è però un lascito che quasi compensa da solo il difficile percorso degli Stone Roses. Il pezzo è studiato al millimetro, a livello di equilibri: gli strumenti entrano uno alla volta all’interno della canzone, cominciando dal basso, e a livello produttivo e di arrangiamento sembrano in qualche modo “scollegati”, poco impastati. L’insieme dei suoni di I Wanna Be Adored è come una di quelle immagini che, da vicino, ti costringono a concentrati su questo o quel dettaglio ma che è possibile considerare nell’insieme solo facendo tre o quattro passi indietro, per osservarle da lontano. La linea di basso insistita e continua, l’incedere cadenzato e (apparentemente) immutabile della batteria, le due chitarre che si sovrappongono – una ritmica, in palm mute, che segue il basso, e l’altra che snocciola le note del riff – mettono insieme l’approccio evidentemente rock del gruppo con le ritmiche più proprie della musica da club, dalla nascente house all’ormai consolidatissima elettronica, passando per la disco e l’allora più nuova dance. Questo aspetto più “ipnotico” della canzone ricorda inevitabilmente un’altra band di Manchester sicuramente fondamentale anche per gli Stone Roses: parliamo ovviamente dei Joy Division. Infine, il brano è abbondantemente spruzzato con una dose di psichedelia più vintage, come testimoniano la lunga intro “sperimentale” del brano, la melodia vocale e il testo, così sintetico da risultare quasi striminzito.
Il suono riverberato e profondo della chitarra, in particolare, è chiaramente debitore degli effetti “lunari” portati al successo dagli U2, dagli Smiths e, in parte, anche dai Police: è un suono così anni 80 e così britannico che si potrebbe quasi brevettare, per quanto è riconoscibile. Chiaramente, si tratta di un insieme di effetti che rende al meglio per le sequenze di note singole: è proprio una di queste a contribuire in maniera decisiva anche con I Wanna Be Adored.
Tuttavia, il pezzo è inevitabilmente inserito in una contemporaneità da fine anni 80: i sommovimenti musicali sotterranei che poi esploderanno successivamente spingono per emergere anche in questo brano. Dunque, è presente ben più di qualche segno delle esplosioni di piena chitarra elettrica che connoteranno più i primi anni 90 e, soprattutto, un recupero degli anni 60 britannici (particolarmente riscontrabile nel bridge
Quel che ci rimane oggi di I Wanna Be Adored – ancora adesso il pezzo più rappresentativo e probabilmente più ispirato degli Stone Roses – è una stupenda canzone intimamente sentimentale e profondamente emozionante nonostante il testo iper-scarno. Un brano compiuto, soddisfacente, in grado di imbrigliare perfettamente la sensazione dell’attesa, la tensione emotiva e il romanticismo più malinconico al suo interno.