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La storia della musica in pillole: Jimmy Iovine, produttore, discografico, visionario - Parte IV

«La carriera di Jimmy si basa
su un’eccezionale mancanza
di paura di guardare avanti»
- Bruce Springsteen

Il primo e più grande impatto della neonata collaborazione con Tom Petty è il definitivo trasloco di Jimmy sulla costa ovest degli States: dopo una vita a New York, Los Angeles diventa la sua nuova casa. Inoltre, lavorando fianco a fianco per quindici ore al giorno, i due diventano veramente amici. Infine, dopo la conclusione dei lavori su Damn the Torpedoes, il nuovo album di Petty, c’è una nuova svolta: il disco, come da prassi, viene girato all’ufficio vendite della casa discografica (la Backstreet Records/MCA) il cui personale rimane spiazzato dal fatto che non sia molto simile al precedente. Il produttore italo-americano rimane sconvolto dal fatto che chi dovrebbe promuovere l’album a livello di marketing non sappia da che parte prenderlo perché rappresenta una novità, a livello musicale, e decide di farsene carico. È l’esordio di Jimmy sul versante del marketing, delle PR e della promozione.

Contemporaneamente, i suoi servigi di produttore vengono richiesti sempre di più e l’ultima artista desiderosa di collaborare con lui è Stevie Nicks, desiderosa di registrare il suo primo lavoro da solista senza i Fleetwood Mac. La cantante è rimasta molto colpita dal sound di Refugee, il primo singolo di Tom Petty a cui ha lavorato Iovine in qualità di produttore e vuole qualcosa di simile per il suo esordio come artista indipendente. Jimmy accetta e i due danno vita al primo disco solista di Stevie, Bella Donna, trainato dal singolo Stop Draggin’ My Heart Around, una canzone di Tom Petty che il cantautore non vedeva molto come suo singolo ma che Jimmy riesce a fargli cedere a Stevie, un po’ come aveva fatto con Because The Night, Patti Smith e Bruce Springsteen. Bella Donna diventa un successo enorme che, a oggi, ha venduto quattro milioni e mezzo di copie in tutto il mondo e, oltre al pezzo con Petty, ha regalato altre hit alla cantante. Tra queste, c'è Edge of Seventeen: in classifica va meno bene di Stop Draggin' My Heart Around ma diventa nel tempo il pezzo più rappresentativo in assoluto di Stevie, la sua signature song. La Nicks e Iovine danno vita anche a un’intensa relazione sentimentale che dura un paio d’anni e termina nel 1982, al contrario di quella professionale, che invece durerà ancora qualche altro anno (e un paio di album). In quello stesso periodo, Iovine collabora ancora con Meat Loaf, con cui aveva già registrato nel 1977, e con tanti altri artisti, come Graham Parker e i Dire Straits.

Nel 1983, per la prima volta, è però Jimmy a inseguire qualcuno. Nota gli U2 allo US Festival, trova che Bono in particolare abbia quel non so che alla Springsteen che fa breccia nel cuore del pubblico e decide che deve lavorare a tutti i costi con questa rock band irlandese che sta pian piano facendosi strada nel mondo della musica pop. «Ci ha inseguito dappertutto finché non ci ha convinto a entrare in studio con lui. Non avrebbe accettato un no come risposta… E così, abbiamo inciso Under A Blood Red Sky, un album live» ricorda Bono. Il vocalist del gruppo e Jimmy si trovano bene, insieme: le radici italiane del produttore e la fortissima identità irlandese di Bono sono più compatibili di quanto entrambi si aspettino e diventano un terreno comune che nutre il loro rapporto, il quale si trasforma presto in amicizia. Under A Blood Red Sky, infatti, non sarà l’unica collaborazione tra Iovine e gli U2.

Prima di poter registrare un album in studio con Bono, The Edge e compagni, però, ci sono tante altre collaborazioni che attendono il newyorkese trapiantato a L.A.: Simple Minds, Eurythmics, Face To Face, Rod Stewart, Pretenders e altri giri di giostra con gli amici Petty e Springsteen. Soprattutto, come ricorda Tom Petty stesso, gli anni 80 vedono Jimmy orientare sempre più a tutto tondo le sue mansioni all’interno del mondo discografico. Il lavoro è peraltro la risposta che il nostro trova per reagire al dolore che gli causa la morte del padre, avvenuta nel 1984, ragione scatenante di una fortissima crisi esistenziale. Accumulando sempre più carichi di lavoro, Iovine finisce per iniziare a trasformarsi in qualcosa che va ben oltre il ruolo tradizionale di un produttore. Il suo interesse e il suo grado di coinvolgimento sul fronte della gestione economica di un’etichetta discografica sono sempre maggiori, così come le sue competenze relativamente al marketing, alla vendita e, soprattutto, al mondo delle PR. La gestione dei rapporti con gli artisti in particolare è qualcosa che gli riesce relativamente semplice, grazie anche alla capacità di accostarsi alle menti creative sviluppata in anni di studio di registrazione. Tutto questo, però, aveva il suo prezzo: «Anche se continuava a produrre dischi, era sempre più coinvolto nelle questioni economiche. Sentivo che tutto questo stava oscurando il suo lato artistico» racconta Petty.

Già alla fine degli anni 80 si consuma la transizione di Jimmy dal campo artistico a quello più manageriale: nel 1989 Iovine è già alla ricerca di fondi per finanziare una nuova etichetta discografica, la “sua” etichetta discografica, che andrebbe poi a gestire come gli pare. Come direbbero i Ghostbusters, il flusso del produttore viene fortunatamente in contatto con quello di Ted Field, imprenditore statunitense nell’ambito dei media e della comunicazione, che in quel momento stava provando a lanciare la divisione musicale della sua compagnia, la Interscope Communication, fino ad allora attiva soprattutto nel cinema. Grazie alla mediazione di David Geffen, proprietario dell’omonima label e amico storico di Jimmy, nel 1990 nasce ufficialmente la Interscope Records, una joint venture da venti milioni di dollari tra l’azienda di Field, e la Atlantic Records (parte del comprensorio della Warner Music Group). È l’inizio di un nuovo, clamoroso capitolo della vita di Jimmy Iovine da Brooklyn, New York, un capitolo in cui il produttore si trasforma in talent scout e in discografico visionario, con l’invidiabile capacità di capire sempre e comunque dove stanno andando le tendenze musicali, il mercato che le segue e naturalmente l’hype.

[…continua…]

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.