Canzone d’estate: la calda malinconia di Levante
Dopo il suo ritorno in scena con Vivo sul palco di Sanremo 2023, Levante non solo non si accontenta ma rilancia: il 23 giugno scorso ha infatti tenuto a battesimo Canzone d’estate, il suo nuovo singolo estivo pensato per la stagione calda (con il quale s’è idealmente iscritta alla competizione non ufficiale tra i vari tormentoni da spiaggia che si candidano a essere la hit definitiva dell’estate italiana). Ovviamente l’ha fatto a modo suo, cercando di fondere insieme tanto il pezzo agile e appiccicaticcio tipico del periodo con la sua classica ricercatezza cantautorale, certamente pop ma anche raffinata. Del resto, stiamo pur sempre parlando di Levante.
E, all’interno dello stile e della cifra stilistica della cantautrice siculo-torinese, c’è ovviamente un’attenzione tutta personale ai testi, specialmente sul versante dell’ironia e dello spiazzamento dell’ascoltatore. Canzone d’estate è tutta un gioco di contrasti tra le tonalità in maggiore e l’allegria un po’ superficiale che la canzone trasmette a livello di suoni con la malinconia quasi depressa dei concetti espressi dal testo, mentre l’interpretazione vocale gigioneggia oscillando tra questi due estremi, per dare come risultato finale una fotografia ossimorica, scanzonata, dissacrante e divertente dell’estate stessa.
Navigando tra i vari cliché da scardinare con un cinismo quasi adolescenziale nella sua sfrontatezza, Levante si diverte un mondo a svelare al mondo l’inganno che sta dietro alla mitologia giovanile dell’estate, denunciando l’effimero piattume e, in ultima analisi, la totale irrilevanza degli amorazzi da spiaggia che ci si sente quasi obbligati a vivere… semplicemente perché è estate.
Ma si diceva del tessuto sonoro composto da una melodia avvolgente, intrigante, agile e insinuante, apparentemente allegrissima e – appunto – molto estiva. L’arrangiamento fa egregiamente la sua parte, creando un clima da orchestra jazz che interpreta uno spartito pop, il che dà subito un retrogusto un po’ anni 70 e un po’ raffinato. I fiati sono un piccolo tocco di classe, perfetti per il clima del pezzo: affidare a loro il riff portante del brano è un’intuizione felicissima.
Tutto il resto è affidato alla vocalità di Levante che, nemmeno troppo sorprendentemente, è ben più libera di esprimersi che non in un pezzo come Vivo, comunque costretto a una certa, presunta seriosità sanremese. La cantautrice può cantare tutto il suo disprezzo per l’immaginario estivo da cartolina contro cui si scaglia giocando con le sue classiche armi, stavolta più affilate e “letali” che mai: le alternanze piano/forte e grave/acuto da un lato, le piccolissime gag vocali (il compiaciuto infantilismo di quel «vado giù, vado giù, vado giù» nella prima strofa) dall’altro e il suo timbro limpido e naturalmente dolce a riempire tutto il resto. Proprio la dolcezza innata diventa l’ennesimo elemento con cui giocare: a tratti serve a rendere più struggente la pesantezza malinconica che serve in alcuni punti del brano, a tratti è invece l’infida confezione ingannatrice di una stilettata cinica.
Probabilmente, Canzone d’estate è il pezzo più ambizioso, cerebrale e intellettuale – per così dire – dell’estate 2023 in musica, perlomeno a livello di pop mainstream italiano. Non gli si può negare una certa brillantezza così com’è difficile non lasciarsi scappare un accenno di sorriso di fronte all’arguzia di Levante, che ha deciso di divertirsi… sfidando il concetto stesso di divertimento, nelle sue accezioni più logore e trite. Affrontare la superficialità e la frivolezza estive per prenderle apertamente in giro è una scelta non certo inedita ma che, nella sua contro intuitività, mantiene sempre un certo fascino e la cantante torinese, oggettivamente, lo fa nel modo migliore.