Lady Gaga è tornata a stregarci: Abracadabra

La camaleontica, istrionica, eclettica e spesso ispiratissima Stefani Joanne Angelina Germanotta – in arte Lady Gaga – ci ha regalato Abracadabra, il nuovo singolo che testimonia la sua rinnovata e irresistibile discesa sul campo di battaglia del pop, contesto che l’ha vista vincitrice (quando non direttamente dominatrice assoluta) in tantissime occasioni, nel corso degli ultimi quindici anni.
Negli ultimi anni l’abbiamo spesso vista al cinema nei panni di attrice ma Gaga non ha mai mollato un centimetro sul fronte musicale, come testimoniano la recente zampata data con Hold My Hand, brano ufficiale di Top Gun: Maverick che ha avuto tanto successo quanto il film di cui è parte integrante, il ritorno in auge del vecchio brano Bloody Mary grazie a TikTok nonché il duetto con Bruno Mars nella ballata Die With a Smile.
Abracadabra è il ritorno discotecaro in grande stile di Lady Gaga
Archiviate le colonne sonore, le vecchie canzoni rilanciate dai social e i duetti, per la cantautrice italo-americana è tornata l’ora di fare sul serio e Abracadabra è incontrovertibilmente una canzone di Lady Gaga tanto quanto una roboante dichiarazione d’intenti tesa a rimarcare che la regina del pop è di nuovo in pista. Per certi versi, sembra un pezzo che proviene direttamente dall’immortale The Fame, il primo disco di inediti dell’artista newyorkese (nonché suo primo e mastodontico successo internazionale), anche se obiettivamente – a livello di sonorità, arrangiamenti e produzioni – spinge ancor più sull’acceleratore dei brani di allora.
Per questo pezzo, Gaga è infatti tornata a immergersi nel mondo della dance e dell’elettronica, uscendone con una cassa dritta in stile tunz-tunz notevolmente tamarra che, pure, con il brano si sposa perfettamente. È il suo territorio: melodie vocali accessibili ma eleganti e letto musicale discotecaro di enorme potenza, per non dire aggressiva arroganza.
Elettronica, dance, cassa dritta e melodia
Decostruendo la canzone, si nota immediatamente il riff elettronico con cui si apre tutto (che viene poi ripreso più volte lungo il brano): una frustata elettronica che dona una sfumatura trance al pezzo quasi immediatamente, accentuata dalla ripetizione ipnotica, in parlato e non cantato, della parola che dà il titolo al pezzo. Dopodiché, si entra nel vortice della creatività melodica di Gaga: in rapida successione, nel giro di appena quarantacinque secondi, abbiamo quattro “arie” diverse, senza contare appunto il “quasi rap” che apre Abracadabra (e torna subito dopo il ritornello).
La strofa ha due momenti melodici diversi, quindi entra il pre-chorus e, infine, il ritornello. Il cervello dell’ascoltatore è letteralmente bombardato dal pezzo che fa della variazione sul tema la sua cifra assoluta, risultando incredibilmente “sfuggente” al singolo ascolto, pur lasciando stille di accessibilissima melodia dietro di sé, un po’ come le celebri molliche di pane di Hansel e Gretel nella nota fiaba omonima. Fateci caso: dopo aver ascoltato una volta Abracadabra si riesce a canticchiare uno o due momenti melodici tra i quattro che compongono la canzone (in realtà sei, con bridge e “quasi rap”) ma è molto difficile invece canticchiarla nella sua interezza.
Abracadabra: una canzone quasi anni 90
A livello di sonorità, come spesso capita coi brani di matrice elettronica, la strada è chiaramente quella della stratificazione più che dell’armonia e Gaga pesca a piene mani dalla produzione dance dell’epoca in cui si è formata all’elettronica e ai cliché da discoteca, ossia gli anni 90 della sua giovinezza. La seconda parte della strofa e il pre-chorus, del resto, sembrano proprio porzioni di una canzone che avrebbe potuto cantare Haddaway o un qualunque vocalist dance dell’ultimo decennio del secolo breve.
Insomma, ancora una volta, Lady Gaga si ripresenta sulle scene con un pezzo inevitabile ed esplosivo, pensato per far collassare ogni club e ogni discoteca del pianeta ma anche conquistare quasi militarmente il pubblico pop grazie alla sua solita maestria nel congiungere basi musicale danzerecce potenzialmente scatenanti a un gusto melodico degno di Broadway. E, in questo, è obiettivamente la migliore.
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