Quel che resta del Festival di Sanremo 2024
Agosto è dietro l’angolo e, con lo scoccare dell’ottavo mese dell’anno, ci troviamo ufficialmente a metà strada tra il Festival di Sanremo di quest’anno e quello del 2025 e quindi in un momento perfetto per capire quali sono i brani dell’ultima, grande kermesse della canzone italiana che, alla fine, sono sopravvissuti alla settimana del festival e ci hanno convinto abbastanza da portarceli dietro fin qui. Attualmente, tra le sessanta canzoni più vendute in Italia, ci sono ancora sei reduci da Sanremo 2024: scopriamoli insieme.
Mahmood – Tuta gold
Sul brano di Mahmood non c’è granché da dire se non che ha avuto lo stesso iter di Cenere di Lazza nel 2023 (tra l’altro, anche quel brano è tuttora in classifica e si sta avvicinando a grandi passi alle ottanta settimane consecutive di permanenza), diventando la vincitrice non ufficiale della manifestazione insieme con il pezzo di Geolier ma senza avere il potenziale boost del podio finale al Festival. Tuta gold, con la sua coreografia ipervirale, il suo ritornello che più appiccicoso non si può, il suo testo scanzonato e furbetto nonché il clima generale da pezzo disimpegnato e simpatico, ha fatto breccia tanto su internet, quanto nelle radio, trasformandosi in una mega hit longeva e suonatissima ancora adesso in tutte le località di vacanza del Belpaese. L’ennesimo centro di Mahmood, alla fine della fiera, stavolta messo a segno con un ballabile puro e non con una ballad ad altissima intensità sentimentale.
Geolier – Tu p’ me, io p’ te
Tu p’ me, io p’ te ha già l’aura della canzone “sabotata” dal regolamento, la vincitrice reale del Festival di Sanremo per acclamazione popolare, e quindi l’alone di “brano maledetto” che la accompagna le consente di destare perlomeno curiosità anche in chi detesta il carrozzone sanremese o, più semplicemente, lo ignora finché non si trova a entrare in contatto coi pezzi in gara attraverso i mass media.
Polemiche a parte, il 2024 è anche l’anno dell’esplosione di Geolier come autore e interprete sicché la parentesi sanremese è stata semplicemente il megafono che ha consentito all’artista napoletano di travalicare i confini tanto geografici, quanto di genere diventando effettivamente un nome noto anche al pubblico italiano generico che, tradotto in soldoni, significa essere passato da una grande riconoscibilità presso giovani e giovanissimi a essere salutato al supermercato anche dalle nonne o riconosciuto dai cinquantenni alla pompa di benzina.
Annalisa – Sinceramente
Dopo una serie infinita di partecipazioni precedenti, Annalisa stavolta è andata al Festival per vincere, dove per “vittoria” non si intende tanto il primo posto della classifica finale della competizione canora quanto più la definitiva consacrazione presso ogni fascia di pubblico come attuale mattatrice del pop radiofonico italiano. Ne aveva bisogno? In realtà non molto ma, dopo anni di partecipazioni costantemente confinata nel ruolo di “artista emergente di belle speranze”, si è probabilmente voluta godere un giro di giostra da grande favorita e da star annunciata.
Al di là del terzo posto finale, Sanremo ha apposto il suo sigillo di ceralacca sul successo apparentemente senza fine che la cantante savonese sta conoscendo da ormai un anno e mezzo e la longevità di Sinceramente – che, comunque, non è certo il brano più bello del suo ultimo biennio, per quanto orecchiabile – ne è il suggello finale.
Rose Villain – Click Boom!
Diciamolo apertamente: prima di Click Boom! Rose Villain non aveva ancora messo a segno una vera hit tutta da sola. Certo, è apparsa in diversi successi di tanti altri artisti portando il suo tocco e il suo contributo, d’accordo, ma in solitaria le soddisfazioni erano state più contenute, perlomeno a livello di grande e grandissimo pubblico. Poi è arrivato il Festival di Sanremo e un pezzo obiettivamente molto azzeccato che, in più, ha messo in luce tutta la sua versatilità a livello di generi perché la fata turchina del pop italiano è perfetta per il melodico, per l’urban e – provare per credere – anche per il rock spinto. Il futuro è tutto suo.
Angelina Mango – La noia
Con Ci pensiamo domani già l’estate 2023 di Angelina Mango è stata una discreta montagna russa che l’ha condotta sotto le luci più intense del pop nostrano e il trionfo sulla costa ligure (con tanto di bacio accademico di Amadeus) è stato solo una specie di certificazione ulteriore del fatto che la giovanissima figlia d’arte ha tutte le stimmate della popstar. La noia è una canzone totalmente al servizio della poliedricità, dell’estro e della creatività delle doti vocali di Angelina, che fa ancora una volta della sua estensione notevole e della sua facilità d’impiego della voce il suo marchio di fabbrica, rendendo il brano perfettamente coerente col suo percorso artistico fin qui.
The Kolors – Un ragazzo una ragazza
Un anno fa, Italodisco veniva rifiutata a Sanremo per poi imperversare tutta l’estate; stavolta, Amadeus non ha voluto correre il rischio di lasciarsi alle spalle una hit e ha ammesso senza riserve Stash e compagni al Festival. Proprio come il pezzo dell’anno prima, il tiro di Un ragazzo una ragazza c’è: la canzone è radiofonica, simpatica, accessibile e leggera anche se pure meno ambiziosa e – diciamola tutta – meno interessante di Italodisco, meno evocativa. Ciò nonostante, è ancora in classifica e quindi hanno avuto ragione i The Kolors su tutta la linea.