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Eclettismo, spirito ipercritico accompagnati da inquietudine, disillusione e qualche tormento. Mi vengono in mente queste parole, questi stati d’animo dopo aver ascoltato il racconto, talvolta pronunciato a bassa voce, le confessioni e i j'accuse verso il ‘sistema’, di Giuliano Dottori. L'approccio alla nostra conversazione è un tantino ermetico all’inizio ma poi si dipana in una storia piena di vita vissuta. Un artista a tutto campo, un chitarrista soprattutto, ma anche un giornalista, un critico musicale, uno scrittore, un produttore discografico, un organizzatore di eventi e persino un gestore di un Agriturismo di famiglia per quattro mesi l’anno in quel di Cupramontana. Giuliano è nato per caso a Montreal, perché suo padre Nazareno faceva l’ingegnere e si trovava per lavoro assieme alla moglie Daniela nella città canadese. “I miei genitori vivevano in cantiere. Ti sembrerà strano ma io sono stato battezzato in una roulotte”. La sua vera patria artistica, insieme a Milano, è però Cupramontana, quel paesino di quasi 5000 abitanti in provincia di Ancona dove ha dato sfogo a tutta la sua duttilità. Forse non è un caso che Cupra fosse la dea della fertilità. È difficile, nell’epoca del pensiero unico, dell'omologazione di contenuti e mezzi di comunicazione, trovare una tale versatilità, una tale fertilità di idee e progetti. Eppure, Giuliano Dottori la rivendica. Ne è consapevole, fa parte del suo modo di vivere il suo tempo e la sua professione. D’altronde l’avverbio che si ritrova nel titolo del suo ultimo disco (che ha anche una versione cartacea) “La vita nel frattempo” è eloquente, indica appunto un modo di vivere la dimensione temporale, anche attraverso le feroci critiche ai padroni del business della Musica. A questo proposito la sua invettiva contro la moderna industria della Musica imbrigliata nella rete internet è severissima. “Lo streaming ha rivoluzionato il mondo della Musica: da un lato è meraviglioso poter avere tutta la Musica del mondo nella propria tasca. Dall'altro però la remunerazione per gli artisti è quasi inesistente a meno di finire dentro le playlist e moltiplicare di ascolti. Il punto dolente è che le piattaforme tendono a premiare un certo tipo di Musica e soprattutto a omologare le varie proposte artistiche in playlist di natura algoritmica all'interno delle quali tutto spesso si assomiglia”.

Ci torneremo su questo verdetto senza appello sul mondo della Musica dominato dalla grande ragnatela. Ora vorrei fare un passo indietro e capire come si è materializzato negli anni l’eclettismo che ha caratterizzato tutta la tua attività artistica.

"Appena laureato ho fatto il giornalista musicale, scrivevo per il Giornale della Musica. Ricordo di aver intervistato Ludovico Einaudi, una bella esperienza. Poi ho lavorato in teatro come fonico di scena ma avevo voglia di fare anche altro, così mentre suonavo e creavo Musica mi sono inventato un Festival di Musica a Cupramontana, Musica Distesa, di cui sono tuttora direttore artistico. Musica Distesa è diventato poi il nome della mia etichetta discografica che affianca il mio lavoro di produttore nel mio studio di registrazione a Milano in zona Piazza Firenze. A questo elenco non può mancare ovviamente la mia lunga esperienza con Cluster dove insegno chitarra e teoria musicale."

Ti confesso che non riesco più a star dietro ai mille volti di Giuliano Dottori. Dimmi che all’elenco che mi hai raccontato non manca nulla. Giuliano sorride e sa che rimarrò allibito per il prossimo frammento di vita che mi svelerà.

"Mi spiace deluderti ma non abbiamo finito: la famiglia di mio padre aveva acquistato un po’ di terra nella zona di Cupramontana dove si produce del vino. Da allora mio fratello fa il produttore di vino e qualche anno fa stanco di gestire tutto da solo mi propose di dargli una mano almeno nella gestione dell’Agriturismo. E così da cinque anni io e la mia compagna gestiamo l’Agriturismo da giugno a settembre e da un paio d’anni produciamo birra agricola col nostro orzo."

Giuliano articolo 2

 

Torniamo alla Musica, torniamo al tuo strumento principe, la chitarra.

"Voglio fare una premessa a questo proposito: per me la chitarra non è un oggetto da adorare come fosse un feticcio. La chitarra è uno strumento che serve a comunicare qualcosa e ad esprimere la creatività che hai dentro. È per questo motivo che oltre alla chitarra mi è capitato di amare e suonare anche altri strumenti."

Mi pare che tu abbia avuto una formazione classica nello studio della chitarra.

"È vero, in Conservatorio ho avuto una formazione classica ma poi l’ho abbandonata. Confesso che il grosso del repertorio della chitarra classica non mi piace, non è nelle mie corde. Prediligo la chitarra elettrica con i suoi effetti sonori, quando ho sentito per la prima volta Jimi Hendrix sono rimasto senza fiato, ho capito che la chitarra può essere qualcosa di sublime. E poi l’estetica dei Pink Floyd e ancora la ruvidità dei Nirvana. Tutti artisti che creano uno stile e raccontano un mondo. Devo dire che sono molto anglofilo negli ascolti, così come sono molto eclettico nella scelta degli scrittori. Amo per questo Don DeLillo, Jonathan Franzen, Joe Fante, Paul Auster. Questo non significa che non apprezzi, tanto per fare un esempio, grandi intellettuali come Umberto Eco, uno dei primi a spiegare i meccanismi narrativi e lo sviluppo dei personaggi. Nella mia tesi sulla drammaturgia musicale, scritta nell’ambito della narratologia operistica, Umberto Eco è stato una fonte di ispirazione importante."

Direi che anche Paul Auster ci sta bene nella tua esperienza di vita. I suoi romanzi hanno come arbitro il caso. È il caso a decidere i destini delle persone e del mondo. E tu mi dicevi che molte cose le hai fatte per caso, dal luogo di nascita all'approccio alla chitarra.

"Direi di sì. L’incontro con la chitarra, se così si può dire, è avvenuto davvero per caso. Avevo dieci anni. Un giorno mia madre mi fece sapere che dal mio amico Filippo andava un maestro a impartirgli lezioni di chitarra. ‘Se vuoi provare’ mi disse mia madre ‘io sono contenta’. Ci provai e capii subito che quella roba lì mi piaceva. Negli anni successivi poi ci fu un personaggio di famiglia a ispirarmi e a spingermi verso la Musica e la chitarra: zio Oscar, fratello di mia madre. Alle feste comandate lui c’era sempre e spesso ci intratteneva con la chitarra."

Posso fare un'osservazione? Le pagine del tuo libro La vita nel frattempo trasudano, oltre al tuo spiccato eclettismo, forte criticità e anche un po’ di inquietudine e fastidio verso l'odierno mondo della Musica. In particolare, mi ha colpito il fatto che il tuo sguardo va oltre la Musica stessa e tocca anche temi di carattere politico e sociale. Che cosa mi dici in proposito?

"La prenderò alla larga ma poi ci arrivo. In questo mondo ci sono ormai da anni. Ho 46 anni e ho iniziato quando ero giovane. Per dieci anni ho fatto da un lato il produttore artistico di autori indipendenti e originali, quella che viene definita Musica Indie, e dall’altro il cantautore. A un certo punto mi sono reso conto che una gran parte degli artisti tendevano a fare Musica omologata nella speranza del successo. Credimi, i luoghi obbligati per questa Musica sono sempre gli stessi: X Factor, Amici, Sanremo. Ma non è affatto detto che i partecipanti a questi Talent riescano a raggiungere le vette della celebrità."

Giuliano articolo copertina album

 

Sento un tono particolarmente critico verso questo modo di concepire l’arte della Musica.

"Come scrivo nel mio libro, una volta un mio amico produttore mi disse una grande verità: esistono due tipi di artisti, quelli che vogliono fare Musica e quelli che vogliono diventare famosi. Quel giorno ho capito - retrospettivamente - che io non ho mai davvero voluto diventare famoso. Perché mi rifiuto di essere schiavo degli algoritmi, di scendere a patti con il diavolo, rinunciando per ragioni commerciali alla creatività. Così nell’ultima mia uscita discografica, La vita nel frattempo, ho deciso di pubblicare il disco soltanto il vinile e in digital download. Si tratta di un songbook che contiene otto canzoni scritte in otto anni."

Nel comunicato che avete dato alla stampa si parla di scelta politica di Giuliano Dottori. In che cosa consiste?

"Ti risponderò ancora con le parole che ho utilizzato nei testi. Più volte ho cercato di capire questo nostro nuovo mondo della Musica. L'ho guardato da varie angolazioni da quella del musicista e da quella del produttore e poi da quella del discografico e dell'editore. Ogni volta sono giunto alla stessa conclusione: il sistema non sta in piedi. O meglio, sta perfettamente in piedi, ma a scapito di quelli che dovrebbero contare di più, ovvero gli artisti. In un certo senso il mondo della Musica riflette alla perfezione il mondo in generale, dove i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri fanno fatica ad arrivare a fine mese e la classe media sta lentamente ma inesorabilmente scomparendo."

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E l’approccio con Cluster quando nasce?

"Sono entrato a Cluster 15 anni fa, nel 2008. Ci sono arrivato tramite Massimo Dall’Omo che mi ha consentito di conoscere e collaborare con Vicky. Un incontro felice. Fu lei a propormi prima dei corsi estivi e poi tante altre attività. Nel 2015 fui invece io a proporre a Cluster un corso di Guida all’Ascolto che io ritenevo e ritengo ancora essenziale per la formazione degli allievi. Mi chiedi se come insegnante ritengo giusto trasmettere ai miei allievi quello spirito critico che ha permeato tutta la mia carriera? Può essere. Ma io credo che a coloro che vengono a Cluster si debba trasmettere per prima cosa la passione e l’amore per la Musica."