Etienne Pelosoff, 27 anni, ha studiato prima in Cluster, poi a Londra e ora è a Berlino. È bassista, producer, compositore e musicista di Black Metal Jazz. Curiosi di scoprire perché ha scelto proprio questo genere? Continuate a leggere l’intervista che ha rilasciato a Quelli di Cluster!
Ci racconti un po’ il tuo percorso di studi?
A Cluster ho studiato Basso per un anno, oltre a Coro con Vicky Shaetzinger. Non credo di essere stato molto intonato, però mi piaceva cantare insieme ad altre persone e condividere la musica!
Successivamente mi sono trasferito a Londra per iscrivermi al Bimm Institute of London, dove mi sono laureato in Basso, poi sono volato a Berlino per intraprendere un corso in produzione musicale, sempre al Bimm, ma ovviamente nella sede berlinese. Sto studiando ancora oggi.
E della tua carriera cosa ci dici?
Da quando sono a Berlino produco musica per vari artisti e gruppi: Amelie G., Morgane Matteuzzi, gli Ignocide… di questo lavoro mi piace il fatto di poter dare alla musica tutti gli spazi e le forme che può assumere: è un mondo dove tutto è possibile!
Inoltre suono Black Metal Jazz e compongo musiche per film: ho scritto la colonna sonora di Reel, un corto uscito nel 2020.
Black Metal Jazz? Non è un genere particolarmente popolare! Raccontaci questa scelta!
Jazz e Black Metal sono due generi che sembrano agli antipodi, ma se li guardi da angolazioni differenti noterai che hanno aspetti in comune!
Il Jazz è spontaneo, libero e creativo, ma se gli strumenti non si ascoltano l’un l’altro, se il brano non ha struttura di fondo regolare e precisa, la creatività diventa confusione. Al contrario, il Metal sembra rigido, ma la distorsione dei suoni crea molto spesso dei colori musicali particolari e spiritosi.
Mi intrigava l’idea di unire generi apparentemente così diversi, ma allo stesso tempo così intimamente connessi: per questo ho scelto il Black Metal Jazz.
E poi c’è da dire che il lato oscuro del Metal e quello brillante del Jazz un po’ mi rappresentano: cerco sempre di vedere il lato positivo degli eventi anche nei momenti oscuri della vita. A 14 anni ho avuto il Linfoma di Hodgkin e da quel momento la musica è stata il mio rifugio sicuro. In quel periodo ho realizzato che non staremo in questo mondo per l’eternità, per questo voglio vivere e sfruttare appieno ogni momento, componendo e suonando continuamente.
Nasce da questo il tuo makeup?
No, non esattamente: quello che vedi nelle foto è il Corpse Paint, uno stile di trucco tipico del Black Metal che viene usato per liberare la parte più oscura dell’animo. Io lo utilizzo per aiutarmi a entrare nel mio personaggio e per essere un tutt’uno con la musica, lasciando andare il superfluo. È una sorta di rituale.
Progetti per il futuro?
Vorrei portare avanti entrambe le carriere di producer e musicista di Black Metal Jazz.
Un mio sogno nel cassetto è quello di suonare in una Big Band Jazz: le formazioni orchestrali hanno una potenza (anche acustica) che mi ha sempre affascinato.
A dirla tutta, però, non mi focalizzo troppo sulla destinazione: preferisco concentrarmi sul viaggio. Solo così posso creare ogni giorno qualcosa di nuovo, utilizzando al meglio gli strumenti che la vita mi offre in quel preciso momento… lo trovo estremamente liberatorio!
Ti va di raccontarci un aneddoto di quando studiavi in Cluster?
Beh la jam session notturna (e non autorizzata!) che facemmo al campo estivo di Bardonecchia è sicuramente memorabile, se la ricordano anche gli insegnanti! Soprattutto per le condizioni in cui, nell’euforia generale, lasciammo la sala: un disordine degno una band hard rock in tour!
Autore: ClusterTeam con la preziosa collaborazione di Martina Lampugnani
Link canzoni e performance: