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Silvia Conte è stata parte del corpo docenti di Cluster fin dal 2010. Diplomata in flauto traverso al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, ha integrato la propria formazione attraverso la frequentazione di corsi di alto perfezionamento e Masterclass, tra cui il percorso in Musicoterapia Umanistica “Giulia Cremaschi Trovesi”, tenuto dall’Associazione Pedagogica di Musica e Musicoterapia (APMM) di Bergamo. Come insegnante di Cluster, ha tenuto diversi corsi, tra cui: Flauto traverso, Teoria coro, Pianoforte e flauto in gruppo, Corso mix in gruppo. Dall’anno scolastico 2022/2023, è diventata Responsabile del Coordinamento Didattico della scuola Cluster dopo aver affiancato, per qualche anno, la direttrice Vicky Schaetzinger. Silvia ha gentilmente acconsentito a fare quattro chiacchiere con noi per raccontarci della sua nuova avventura, di cosa significhi per lei Cluster e della missione ultima della scuola. Buona lettura!

Eccoci qui, Silvia! Innanzi tutto, ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato. Entriamo subito nel merito: ci racconti un po’ la tua personale storia con Cluster?

Grazie a voi! Dunque, riavvolgiamo il nastro: io ho iniziato a settembre 2010 e, all'epoca, sono entrata come insegnante di flauto traverso; negli anni successivi ho tenuto corsi di Teoria-Coro, Teoria e Musica d’insieme per fiati. Negli stessi giorni in cui sono arrivata, tra l’altro, è arrivato anche il mio collega Moreno Falciani e abbiamo costruito un solido rapporto umano e professionale nel corso del tempo.

Cinque anni fa ho dato via a una collaborazione molto densa con l’organizzazione di Cluster che, piano piano, ha trovato il suo equilibrio finché, quest’anno, la nostra direttrice Vicky mi ha chiesto di occuparmi della gestione di tutti i corsi della scuola. Cluster si sta ingrandendo sempre di più e desiderava delegare a me il coordinamento di tutti i corsi e degli insegnanti, la gestione dei rapporti con gli allievi e i loro genitori. Stare al suo fianco negli ultimi dieci anni mi ha formata e mi ha fatto aderire con il cuore e la mente alla filosofia di Cluster.

Come hai reagito, quindi, quando ti è stato chiesto di prendere in carica i corsi e tutto ciò che ne deriva in totale autonomia?

Ho accettato felicemente perché il contatto con gli allievi, i genitori e insegnanti sono tutte cose che apprezzo tanto. E poi vorrei parlare dell’organizzazione: noi la chiamiamo così ma non è una cosa di semplice logistica, in cui smisti gli allievi nella tal classe alla tal ora. Ti faccio un esempio: a volte, ci capita che arrivino allievi durante gli open day che sono molto incerti, hanno idee vaghe su cosa gli piace e non sanno bene cosa vorrebbero davvero fare. Parlare con loro, spiegargli come funziona Cluster e ritagliare proprio su di loro, e anche con loro, il “vestito giusto” fatto dal percorso musicale che intraprenderanno significa farli poi uscire dalla scuola con il sorriso sulle labbra. E, a me, quel sorriso riempie il cuore di gioia. In sintesi, quando ho avuto la possibilità di potermi dedicare a fare esclusivamente questo, sono stata felice di dire sì.

Silvia Conte zaino

Il fatto che tu ti sia lanciata in questa nuova missione, con una forte componente di servizio, ha comportato che tu abbia smesso di insegnare, come ci si sente a lasciare cattedra e allievi?

È strano non essere più docente e con il tempo mi abituerò, è qualcosa che ha fatto parte della mia routine per tanti tanti anni. In Cluster ci sono veterani della didattica che hanno un’esperienza infinita, ora è come se vivessi tutte le classi a 360 gradi, è un po’ come essere l’insegnante di tutti.

Ho sempre pensato che Vicky abbia davvero una grande capacità di selezionare le persone giuste per integrare il gruppo dei docenti. Riesce a creare un’energia condivisa veramente incredibile, che si respira a ogni riunione di settore, che sono poi quei momenti durante i quali si parla dei programmi, dei test, degli argomenti da trattare nei test di teoria e così via. E vivere questi momenti da coordinatrice vuol dire respirare ancora la didattica a pieni polmoni, pur non entrando più in classe come insegnante.

A livello di pianificazione dei corsi della dell'anno scolastico, si riesce a dare organicità a tutta la proposta didattica nel suo complesso? Si può costruire una specie di macro-percorso, di filo rosso che unisca un po’ tutti i corsi o, alla fine, ci sono necessità troppo diverse da una classe all'altra?

Tra tutti i corsi che ci sono all'interno della scuola, ce n’è un gruppo particolare che chiamiamo “corsi complementari”. Hanno questo nome proprio perché sono complementari tra loro e sono pensati per creare un’offerta didattica completa in un sistema didattico ben strutturato che porta ad avere il Diploma Cluster oltre all’attestato di Competenze della Regione Lombardia valido in tutta Europa e le certificazioni internazionali del Trinity College of London.

E si può anche dire che affrontiamo ogni materia con una sfumatura diversa a seconda dell’insegnante che tiene quel singolo corso. Per esempio, abbiamo nove insegnanti di canto. Non è solo a causa della grande richiesta ma anche perché ognuno di loro è complementare all’altro. Ognuno ti insegna qualcosa e ognuno ti dà il suo “pezzo” di formazione che, messo insieme con gli altri, forma il percorso didattico intero. Anche grazie a questo approccio, il cambio di insegnante è qualcosa di positivo per gli allievi che sviluppano le loro capacità studiando ogni aspetto della materia con un insegnante che è specializzato proprio in quel campo.

È una transizione ragionata, insomma. E accompagnata.

Sì, esattamente. Secondo me, c’è un evidente filo conduttore che connette veramente tutto.

Silvia Conte classe

Un’ultima domanda, Silvia: dopo dodici anni da insegnante e ormai diversi altri da coordinatrice, hai notato un cambiamento nei gusti degli allievi, quando vanno a scegliere i corsi? C’è qualcosa che era magari sottovalutato quando hai cominciato e oggi, invece, va per la maggiore?

Direi il basso è l’ultimo strumento in voga (forse i Måneskin hanno contribuito?...).

Comunque sì, dal mio punto di vista i gusti degli allievi sono cambiati: noto che, spesso, le persone che arrivano hanno tutta l’intenzione di fare il corso di chitarra o il corso di canto o quello di pianoforte. Generalmente, studiare musica vuol dire prendere lezioni individuali e basta. In Cluster non è così. Oltre al corso individuale, l’allievo sceglie il corso complementare che va a completare quello individuale (ne abbiamo oltre 80 divisi per età e livello… ecco perché l’organizzazione di Cluster non è così semplice!). L’idea che questo genere di insegnamento suscita, di solito, è che sia un corso in più da seguire, magari noioso. Ultimamente, invece, noto che la tendenza è iscriversi a Cluster proprio per la ricchezza dei nostri corsi complementari.

Faccio un esempio: il corso di Storia della Musica. Se lo vedi da esterno, ti viene da pensare che sia il tipico corso frontale, che ti costringe a prendere un libro, studiartelo e così via. Quando poi, invece, vai a spiegare all’allievo che il corso di storia della musica è tenuto da un insegnante che non ha in mano un libro ma un pianoforte e, poi, ti racconta l’argomento in programma anche attraverso lo strumento, suonandoti proprio quello che spiega, la reazione è molto più appassionata. E quindi sono più propensi a dire: “Ok, sì, ho voglia di fare il corso complementare” o addirittura quello di teoria, che a volte spaventa tantissimo. Invece, noi abbiamo allievi che un anno fanno Teoria-1 e poi l'anno successivo vogliono andare avanti e fare Teoria-2 e poi ancora Teoria-3, perché gli insegnanti, dentro la classe, veramente non sono teorici, non fanno lezioni frontali e basta ma lezioni che coinvolgono, che avvolgono. E questo accade perché questa è la filosofia della scuola: l’allievo deve star bene e star bene nelle cose che poi effettivamente fa. Gli insegnanti vivono tutti questa filosofia in maniera estremamente viva e partecipata, per cui loro sono i primi a emozionarsi e a entusiasmarsi nelle cose che fanno e che insegnano. Questa è la nostra forza, secondo me.

Bellissimo.

Ed è una conseguenza di un concetto chiave, che a me sta molto a cuore: la cura per l’allievo. Noi speriamo e vogliamo che i nostri allievi si sentano curati. La percepiamo proprio come una missione: lo studente non si senta un oggetto ma un soggetto.