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Giovanni Cosma, 25 anni, è un polistrumentista e compositore, per sé e per altri artisti. Afferma: "Da quando faccio musica posso essere me stesso, senza la paura di sentirmi giudicato".

Ciao Giovanni, ci racconti un po’ il tuo percorso di studi?

In Cluster ho studiato Chitarra Elettrica con Massimo Dall’Omo per 3 anni, Batteria con Enrico Santangelo e Coro con Vicky Schaetzinger.

Successivamente mi sono trasferito a Londra per frequentare un corso di ingegneria del suono e produzione musicale all’Abbey Road Institute per un anno. È stata un’esperienza incredibile: attorno alla scuola gravitano musicisti del calibro di Paul McCartney, poter assistere alle registrazioni dei loro album è stato un privilegio.

C'è stato un corso che ti ha formato in modo particolare?

Coro! È stata una vera scoperta, avvenuta praticamente per caso: un anno regalai il corso di Coro alla mia ragazza di allora e decisi di prendervi parte anche io, nonostante fosse una di quelle cose che mai mi sarei immaginato di fare. Beh, mi ritrovai in un’esperienza totalmente nuova, genuina e incredibilmente potente: una sola piccola nota cantata da tante persone diventa forte e grande… sembra di stare in mezzo ad un'orchestra ed è commovente.

Ci hai parlato di batteria, chitarra, coro… ma il tuo strumento qual è?

Mmmh… direi proprio che non ne ho uno solo! Durante il mio percorso musicale ho imparato a suonare chitarra, pianoforte, batteria, basso, clarinetto, flauto a traverso e percussioni. Mi piace definirmi un polistrumentista.

E della tua carriera cosa ci dici?

Ho iniziato ad esibirmi durante gli anni del liceo: suonavo la batteria in un gruppo con Giacomo Trentini al basso e Loris Bellina e Carlo Alberto Garzoni alle chitarre. Suonavamo cover alle feste o ai collettivi.

Qualche anno più tardi ho voluto creare una vera e propria band con musicisti polistrumentisti in grado di scambiarsi lo strumento durante le esibizioni. Ci chiamavamo I Base e nel 2018 abbiamo fatto uscire Stop Talking, un album con brani in inglese.

A Londra invece, dopo aver concluso il percorso all’Abbey Road Institute, ho insegnato musica al Minijam, un circolo pomeridiano per bambini. Successivamente ho fatto un’esperienza nello Studio Sunlight Square e poco prima del COVID avevo iniziato a lavorare in un'etichetta discografica con Doctor Mix, ma con l’arrivo dalla pandemia lo Studio ha deciso di chiudere e io sono tornato a Roma.

A proposito di COVID, come è cambiata la tua professione durante la pandemia?

Il lockdown non è stato un momento facile: non poter più portare avanti il mio lavoro (live, concerti, sessioni in studio…) è stato molto destabilizzante. Ho deciso quindi di lasciare Londra e tornare in Italia, dove ho uno studio di registrazione con Daniele Ferreri.

Progetti post pandemia?

Ho appena finito di scrivere un album che uscirà a breve, Back Home. Nel frattempo porto avanti Moonari, il mio progetto personale di musica in lingua italiana.

In futuro vorrei anche proseguire la scrittura di colonne sonore per film, attività che iniziato qualche tempo fa, quando con Paolo Fresu incisi la soundtrack per Nilde Iotti, il tempo delle donne (documentario su Nilde Iotti diretto da Peter Marcia che ha partecipato al Festival del Cinema di Venezia – ndr).

Mi piacerebbe anche provare a scrivere musica per altri artisti.

Cosa stai ascoltando in questo momento? C’è un artista a cui ti ispiri?

Ascolto principalmente Alternative Rock e Indie, ma anche tanta musica italiana, da Dalla a Calcutta. Quando scrivo mi ispiro agli Alt J.

Ti va di raccontarci un aneddoto di quando studiavi in Cluster?

Ad un saggio dovevo cantare Insensatez di Antonio Carlos Jobim, ma, non avendo studiato il brano, non ricordavo neanche una parola. Così decisi di improvvisare e cantai senza le parole, seguendo la linea melodica.

Gli amici pensarono che io avessi scelto di presentarmi sul palco con uno scat (un virtuosismo canoro tipico del jazz nel quale con la voce si imitano gli strumenti vocali - ndr), mentre gli insegnanti si accorsero subito dell’escamotage, ma furono piacevolmente colpiti dall’espediente creativo che avevo trovato per esibirmi senza aver studiato. Insomma, una volta finita l’esibizione mi fecero tutti un sacco di complimenti!

 Autore: ClusterTeam con la preziosa collaborazione di Martina Lampugnani

Link canzoni e performance: