Nel futuro si vede su un palco perché, afferma, “Portare la mia musica a tutti, comunicare con gli altri, suscitare emozioni attraverso la mia arte mi fa sentire di avere un posto nel mondo”.
Oggi ci racconta il suo percorso e i suoi progetti futuri, oltre a spiegarci perché ha scelto proprio il Jazz…
Ciao Marta e ben trovata! Partiamo dalle origini: ci racconti un po’ il tuo percorso di studi?
Ciao a voi! Ho studiato in Cluster per quattro anni: canto con Paola Fernandez Dell’Erba, musica d’insieme con Leif Searcy e Giuliano Dottori e coro con Vicky Shaetzinger.
Dopo Cluster mi sono iscritta al triennio in Civica Jazz e, successivamente, mi sono trasferita ad Amsterdam per intraprendere un master in canto jazz. Ora vivo qui.
C'è un corso particolare a Cluster che ti ha formato in modo particolare?
Direi che il corso di canto con Paola Dell'Erba è stato fondamentale nella definizione del mio stile: a lei non interessa omologare la tua voce ad uno standard vocale come spesso viene fatto nelle accademie di canto, ma ti guida nell’accoglierla ed accettarla. È stato molto formativo.
E della tua carriera cosa ci dici? Ci sono esperienze o collaborazioni di cui vai particolarmente fiera?
Attualmente suono con un quintetto e mi sto dedicando alla composizione del mio nuovo disco che uscirà nel gennaio 2022. Ho anche iniziato ad insegnare canto in una scuola di musica per ragazzi dai 6 ai 18 anni e tengo lezioni private… Insomma, posso di dire di vivere di musica a tutti gli effetti!
Esperienze di cui vado fiera sono sicuramente la nomina al Madison (il Grammy olandese) e il premio Keep an Eye the Records per il mio album Forest Light, inciso nel 2019.
Parliamo di generi: perché proprio il Jazz?
Il Jazz ha sempre fatto parte della mia vita: spesso in famiglia sentivamo dischi jazz.
La vera folgorazione, però, l’ho avuta verso i 17 anni, quando ho iniziato ad ascoltare Ella Fitzgerald: volevo cantare come lei! Del jazz ho sempre amato la sonorità unica che ha: è duttile e leggero, ma allo stesso tempo emana un’energia fortissima.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento del momento?
Ultimamente sto ascoltando Ryan Power, Adrianne Lenker, Elliott Smith… i naturalmente i jazzisti Bill Frisell e Duke Ellington.
Come è cambiata la tua professione durante il COVID?
Restare a casa mi ha permesso di concentrarmi sulla composizione e sulla scrittura, attività che ho approcciato con molta più lentezza rispetto al solito. Sono molto soddisfatta perché, nonostante la pandemia, ho pubblicato alcuni singoli in collaborazione con un amico produttore, per i quali abbiamo ricevuto molti feedback positivi.
Ovviamente, però, mi manca suonare dal vivo! L’esibizione è il momento in cui entri in contatto con l’altro tramite il tuo mezzo artistico, è il dialogo tra il tuo mondo privato, intimo e personale e il mondo esterno che ti ascolta. L’assenza di live mi ha fatto capire quanto questo aspetto sia per me fondamentale.
Progetti post pandemia?
A gennaio 2022 uscirà il mio nuovo album, e vorrei suonarlo sui palchi e non solo in studio o in streaming. La musica è per me un circolo virtuoso di dare-avere: tutta l’energia che ricevo dal mondo va nella musica e la musica mi permette di restituire energia agli altri. Mi sono trasferita ad Amsterdam proprio per portare la mia musica a tutti, in tutta Europa… comunicare con gli altri, suscitare emozioni, far viaggiare la musica e fare qualcosa di buono per le persone mi fa sentire di avere un posto nel mondo.
Ti va di raccontarci un aneddoto di Cluster?
Un aneddoto, dici? Beh potrei raccontarti la genesi di “Non ho le mani”, pezzo scritto da me e da Rossella Canzi, amica e collega in Cluster con cui ho formato un duo chitarra e voce… Il brano nacque perché Matteo Prevedello, chitarrista di Cluster, ogni volta che non aveva voglia di fare qualcosa diceva: “Non posso… non vedi? Non ho le mani!”. Era diventato quasi un motto. Pensa che cantammo quella canzone anche in giro per locali!
Autore: ClusterTeam con la preziosa collaborazione di Martina Lampugnani
Link canzoni e performance: